Una studentessa del Moreschi all’ONU

A cura di Nora Corti, 2^AL

In seguito ai colloqui svolti nei mesi estivi, noi studenti selezionati per il progetto ‘National high school model United Nations 2022’ abbiamo intrapreso un percorso impegnativo ma davvero emozionante. Dal mese di dicembre, assieme a 200 liceali italiani, ho seguito un corso propedeutico di 36 lezioni tenute da professori universitari di diritto internazionale e di studi diplomatici che mi hanno dato una forte base per un’esperienza che si è dimostrata unica. Dopo la parte teorica, il 14 marzo sono partita per New York a inseguire il mio sogno di diventare una diplomatica. 

Questo progetto internazionale è una simulazione diplomatica, in cui si svolgono le stesse azioni che i veri delegati dei singoli paesi membri delle Nazioni Unite compiono nel famoso Palazzo di Vetro di New York. Noi liceali selezionati lavoravamo in coppie, rappresentavamo un paese di cui dovevamo studiare politica interna ed estera, economia e situazione sociale, e quindi rappresentarlo all’interno di una delle commissioni ONU che trattano argomenti molto specifici, come ad esempio FAO, UNIDO, UNESCO, UNICEF, etc. All’interno delle singole commissioni i delegati trattano dei topic, ovvero dei problemi concreti che affliggono quella determinata nazione e naturalmente cercano di porre rimedio alla questione presa in esame. 

Le simulazioni hanno lo stesso svolgimento delle sedute parlamentari ufficiali, con un regolamento severo che impone abbigliamento, comportamento e agenda di lavoro precisissimi. Infatti dovevamo indossare abiti consoni al luogo, quindi tailleur per le ragazze e giacca e cravatta per i ragazzi. Il primo giorno di lavoro plenario si ha il ‘Setting of the Agenda’ ovvero una votazione generale durante la quale i paesi scelgono quale topic proposto intendono approfondire maggiormente e quindi impegnarsi a scrivere una risoluzione al problema. Dopo aver votato iniziano le prime mozioni per i ‘Moderated Cocus’, ovvero dei momenti in cui i delegati possono scegliere un tema di cui parlare chiedendo prima al Chair e al Dice – i capi della commissione – e poi a tutti i paesi che infine votano per far passare o bloccare la mozione. I delegati dunque si prenotano tramite lo ‘speakers list’ per esporre davanti alla commissione le proprie idee. Questa credo sia la parte piú stimolante di tutto il lavoro parlamentare. I discorsi devono essere mirati e brevi ma devono contenere informazioni rilevanti e al contempo devono incuriosire i colleghi ed invogliare gli altri delegati a seguire la linea proposta dal delegato.

Durante i lavori plenari è possibile chiedere anche un ‘Unmoderated Cocus’ dove i delegati possono alzarsi e parlare tra di loro in modo più informale, possono conoscersi e creare dei blocchi d’interesse geografici o pro/contro/neutrali al topic in esame. Il fine di tutto questo lavoro è trovare un accordo quanto più largamente condiviso tra i paesi della commissione e quindi stilare una risoluzione comune che comprende citazioni di costituzioni ed articoli di legge, progetti utili e proposte di coinvolgimento di altre commissioni qualora fosse necessario. 

Io durante il progetto rappresentavo il Saint Vincent and the Grenadines, piccole isole che fanno parte del gruppo dei Caraibi sopra la Venezuela, e facevo parte della commissione SPECPOL (Special Politics and Decolonization). Gli organizzatori della simulazione ci hanno proposto due topic, una era la crisi del Kashmir e la seconda invece la decolonizzazione del Sahara Occidentale. Io e gli altri delegati abbiamo votato unanimemente per il secondo topic e così ci siamo impegnati nelle sedute plenarie a proporre una risoluzione che fosse la più equa, multilaterale e utile per il futuro del popolo Saharawi. 

Questo viaggio mi ha fatto crescere e mi ha fatto vivere un’esperienza indimenticabile. Soprattutto, oltre ad aver conosciuto persone provenienti da tutto il mondo ed aver migliorato il mio inglese, ho vissuto i giorni da delegato ONU migliori di sempre!