La storia del fumetto

Le vignette sin da bambino mi hanno affascinato, ho coltivato questa passione per anni senza mai indagare sulle sue origini. 

Con la parola fumetto intendiamo la nuvoletta di fumo che esce dalla bocca dei personaggi a differenza del Giappone che con manga, nome attribuito alle strisce, si intende letteralmente “un disegno senza scopo”; negli USA questi prenderanno il nome di “comics”, ovvero situazioni divertenti.

I fumetti, così come li conosciamo, nascono alla fine dell’Ottocento negli Stati Uniti, quando per via di una forte immigrazione dall’estero si trovò un modo per fare imparare la lingua ai migranti: vennero inseriti dei fumetti nei giornali con disegni e un lessico molto semplice, per favorire l’assimilazione della lingua.

Il primo di questi fumetti fu “Yellow Kid”, pubblicato sul New York World nel 1884, la storia tratta di personaggi stravaganti che vivono in un ghetto al limite della società, tra questi c’è un bambino con camice giallo che diventerà il protagonista. Nel ‘98 il fumetto fu sospeso per via delle polemiche dalla sua critica; anche se fu cancellato riuscì a far capire quanto la narrazione a disegni avesse potenziale.

Negli USA i comics si svilupparono molto, in particolare per quanto riguarda i supereroi, avendo come pubblico i ragazzi. All’inizio degli anni ‘40 venne pubblicato per la prima volta “Capitan America”, con lo scopo di far prendere coscienza ai lettori della potenza della propria nazione: lo vediamo infatti colpire con un pugno Hitler. Il celeberrimo supereroe fu disegnato per la prima volta da Kirby e pubblicato dalla casa editrice Timely Comics, oggi nota come Marvel.

Il fumetto supereroistico però subirà una grande decadenza in seguito alla fine della guerra e verrà accusato di corrompere i giovani; solo grazie a Jack Kirby e Stan Lee questo entrerà nella “silver age” e verranno pubblicate opere come “Spiderman”, “Flash”, “Superman”, “Batman” e “Lanterna Verde”.

In Giappone invece i manga diventano un settore trainante dell’editoria nipponica: a partire dagli anni ‘50 sono molto venduti e ad oggi in Italia hanno un mercato di circa 70 milioni di Euro annuo. Questi sono scritti(disegnati) principalmente in bianco e nero per costi legati alla stampa e sono pubblicati in volumi unici (tankobon) oppure in riviste in cui si ha un capitolo di ogni opera. La caratteristica peculiare dei manga è che si leggono all’incontrario, dall’alto a sinistra fino in basso a destra, per via della scrittura giapponese. Gli autori dei fumetti giapponesi sono chiamati mangaka e tra questi ricordiamo Eiichiro Oda, autore di “One Piece” e Akira Toriyama autore di “Dragon Ball”.

Anche l’Italia ha una grande tradizione fumettistica che inizia nel 1908 quando fu istituito un allegato al Corriere della Sera: il Corriere dei Piccoli. La storia del fumetto italiano continuerà nel ventennio fascista con opere che esaltano i valori “eroici”, tra queste ricordiamo “Il Balilla”.

Finita la Seconda Guerra Mondiale il fumetto italiano visse un periodo di grande crescita, in particolare grazie a “Tex”, dagli anni ‘50 i fumetti furono segnati dalla censura anche se in tono ridotto nell’editoria italiana. Dal 1960 si ha “Diabolik”, dal 1965 la rivista “Linus” e “Zagor” mentre dagli anni ‘90 “Nathan Never”.

Il fumetto italiano e quello americano che non sono più come un tempo, questo ha permesso la grande popolarità dei manga in tutto il mondo, oggi letti da persone di tutte le età.

Giorgio Masullo 3BL